Le donne nascoste nella Bibbia by Luigino Bruni

Le donne nascoste nella Bibbia by Luigino Bruni

autore:Luigino Bruni
La lingua: ita
Format: epub
editore: Anima Mundi Edizioni
pubblicato: 2020-12-11T00:00:00+00:00


È uomo il nome del re

Ma come può Giosia ignorare Geremia e inviare emissari a Hulda? I saggi risposero: Perché le donne sono più compassionevoli, e quindi sperava che ciò che avrebbe detto loro non sarebbe stato eccessivamente duro.

Talmud Megillah 14b

«Quando divenne re, Giosia aveva otto anni; regnò trentun anni a Gerusalemme. [...] Fece ciò che è retto agli occhi di YHWH» (2 Re 22,1-2). Giosia si presenta come un restauratore del tempio. Il testo descrive i lavori con parole molto simili a quelle che il capitolo 12 aveva utilizzato per i restauri del re Ioas. Di nuovo l’argento, raccolto dai «custodi della soglia» (2 Re 23,4), viene fuso, trasformato in monete e consegnato ai carpentieri e ai muratori. La descrizione della fabbrica del tempio si chiude con le stesse parole usate per il restauro di Ioas: «Non si controlli il denaro consegnato nelle loro mani, perché lavorano con onestà» (22,7). Le parole buone sull’onestà e sulla lealtà dei lavoratori non si devono mai tacere, soprattutto quando le incontriamo nella Bibbia; e soprattutto oggi, quando prima dei posti di lavoro abbiamo bisogno di parole virtuose sui lavoratori, di benedizioni del lavoro, senza le quali i posti di lavoro non ci sono o sono cattivi. I lavori di restauro producono uno degli eventi più importanti della Bibbia: da quel cantiere emerge un libro: «Il sommo sacerdote Chelkia disse allo scriba Safan: “Ho trovato nel tempio di YHWH il libro della Legge (Sefer hat Torà)”» (22,8). Un ritrovamento eccezionale. Non sappiamo quanto ci sia di storico in questa scoperta, essendo comune nella letteratura antica coeva poggiare una riforma religiosa sul ritrovamento di un testo, reale o immaginario, che diventava mito fondativo della nuova età. Si è scritto molto su questo rinvenimento. Per alcuni storici quel libro era una prima versione di quello oggi conosciuto come Deuteronomio, o di quella sua parte che contiene la Legge di Mosè (Torà). Un muratore, o forse un gruppo di teologi, ritrovò nel tempio o nel mito una fondazione più antica della loro fede, su cui un gruppo di riformatori, in un tempo di corruzione religiosa, fondò la sua riforma. Non è raro che la minoranza profetica che vuole una riforma radicale basi la sua azione su un retaggio più antico, perché in quell’antico c’è qualcosa di puro e genuino che nel tempo si è contaminato ed è decaduto. Qualche volta questo qualcosa è una tradizione dimenticata, alcune parole del fondatore cancellate dal tempo; altre volte è un testo, un libro, una lettera, un vangelo smarrito o considerato dai più apocrifo, che invece, per i riformatori, conteneva un messaggio autentico.

In questo capitolo fondamentale, nella Bibbia e nella storia antica di Israele, importante è l’entrata in scena di una delle profetesse nominate esplicitamente: Hulda (o Culda). Giosia rimane scioccato dalle parole del testo ritrovato (quelle che annunciano le sventure del popolo dovute alle sue infedeltà), e vuole una prova dell’autenticità di quel libro. Nella Bibbia i “certificatori” della parola vera di YHWH erano i profeti: «Il sacerdote Chelkia, insieme con Achikàm, Acbor, Safan e Asaià, si recò dalla profetessa Culda, moglie di Sallum [.



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